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Un’orchestra di lettrici per un Premio Letterario


Come opera la giuria del Premio Letterario ADEI WIZO Adelina Della Pergola? Con quale criterio vengono scelti i libri finalisti? E quanto interesse c’è per questo tipo di letteratura?

Ce lo spiega una straordinaria conoscitrice della letteratura, lingua e cultura ebraica: Sira Fatucci, Presidente della Giuria del Premio Letterario dalla scorsa edizione e che, tra i tanti incarichi, annovera anche quello di “Responsabile della Memoria della Shoah” per l’UCEI.




Come è nata la sua esperienza all’interno del Premio?

Sono entrata a far parte della giuria a partire dal 2017, non ero attiva all’ADEI WIZO, ma anche per il lavoro che svolgo in UCEI conoscevo già quella realtà e trovavo molto interessante i gruppi di lettura. Così, quando me l’hanno proposto, ho accettato molto volentieri. Di recente mi è stato dato l’onore di presiedere la Giuria, un incarico che ho assunto dopo che la Presidente delle scorse edizioni, Maria Mayer Modena, ha deciso di ritirarsi e dall’ADEI WIZO mi hanno invitato ad assumere questo ruolo.


Quanti libri prendete in considerazione per ogni edizione?

Mediamente una ventina, ci sono state edizioni dove abbiamo letto anche 25 libri mentre lo scorso anno ne abbiamo valutati circa 15.


Che modalità usate per selezionarli?

Normalmente i libri vengono segnalati dalle Giurate, poi dopo una prima sommaria valutazione per verificare che il titolo proposto sia coerente con il regolamento del Premio, si procede a contattare la casa editrice. A volte invece le proposte ci arrivano dalle case editrici stesse.


Siete sempre d’accordo nella scelta dei finalisti?

Abbiamo spesso opinioni differenti, frutto del fatto che abbiamo personalità ed esperienze diverse, ma per noi questo è positivo: è come essere un’orchestra in cui ognuna suona il proprio strumento e, insieme alle altre, produciamo una bella armonia di gruppo.


Avete notato un cambiamento nelle proposte del panorama letterario sul genere che tratta il Premio?

Negli ultimi anni stanno aumentando in modo considerevole le proposte di libri sulla Shoah. Letture che sono essenziali per preservare la memoria di quegli avvenimenti, specie nei giovani, ma nello spirito del Premio forse sarebbe interessante portare sempre più i ragazzi a leggere anche i giovani autori che raccontano la società israeliana e l’ebraismo contemporaneo.


Per la sua esperienza i giovani sono interessati a scoprire l’ebraismo dai libri?

Sì, molto più di quanto si pensi, sono cresciuti in una società dove, in fondo, si parla spesso di ebraismo e di Israele e sono loro stessi i primi a volersi informare. Un libro è sicuramente il modo migliore per farlo.






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