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WORLD WIZO: La leadership al femminile nei tempi dell'emergenza



Un resoconto ricco di parole emozionanti che ci parlano di resistenza e speranza, nonostante le mille difficoltà che il Popolo israeliano deve affrontare da giorni subendo i pesanti attacchi dell’Iran. È quanto emerso nel corso della riunione di emergenza tenuta on line dal World WIZO con tutte le leader delle Federazioni lo scorso martedì 17 giugno, a cui ha presenziato anche la Presidente Nazionale ADEI WIZO Susanna Sciaky con alcune rappresentanti della Federazione italiana.  Un incontro per fare il punto su quanto sta avvenendo nelle città bersagliate dai missili e droni iraniani e su quanto può fare la WIZO in tutto il mondo per alleviare questa sofferenza. Una riunione di cui vogliamo rendervi partecipi citando gli estratti di alcuni interventi, che costituiscono anche un modo prezioso per conoscere ciò che si sta vivendo adesso in Israele, anche a livello di sentimenti ed emozioni. Ognuno racconta di ore di angoscia, ma anche della determinazione mentre si sta combattendo questa nuova guerra, di non dimenticare i rapiti da Hamas ancora ostaggio dei terroristi a Gaza.

La riunione è stata aperta dalla Presidente World WIZO Anat Vidor con un discorso che ha sottolineato la resilienza del fronte interno ed in particolare delle donne della WIZO in questo momento: “La WIZO continua il suo lavoro quotidiano fondamentale, come avete letto in tutti i rapporti: linee telefoniche di supporto emotivo, villaggi giovanili attivi, bambini, studenti, donne e famiglie che continuano a ricevere assistenza quotidiana. Centri d’emergenza, unità di assistenza sociale e familiare: tutto sta operando al massimo della capacità”.

Anita Friedman, Chairperson World WIZO è entrata nello specifico delle attività raccontando come la WIZO si era preparata sin dal 7 ottobre all’eventualità di un conflitto allargato: “I nostri team di emergenza sono in stato di massima allerta e operano nel pieno rispetto delle direttive del Comando del Fronte Interno e delle decisioni che vengono prese. Tali decisioni valgono per le successive 24-48 ore e vengono aggiornate man mano che la politica nazionale evolve”. Tra le priorità la sicurezza del personale e degli ospiti delle strutture WIZO e poi, naturalmente, la necessità di continuare l’attività. Anita Friedman ha parlato di come stanno affrontando le emergenze la residenza per anziani di Beit HaOvdim, le case per bambini come Beit HaTinokot e Beit Morin, i rifugi per le donne vittime di violenza, e le tante istituzioni assistenziali ed educative nei villaggi giovanili WIZO: “E questo è possibile grazie a voi – grazie al vostro sostegno, alla vostra generosità, alla vostra presenza costante. Siete parte di questo sforzo. Siete parte della nostra forza”.

Particolarmente emozionante l’intervento di Ora Korazim, Chairperson WIZO Israel, che ha voluto entrare nel merito del conflitto in corso che per la prima volta, dopo 51, anni vede Israele coinvolto in una guerra diretta con un altro Stato: “Emerge con forza la resilienza incrollabile del fronte interno: nonostante i pericoli costanti, la distruzione, le sirene nel cuore della notte, la chiusura di scuole e servizi pubblici e nonostante l’incertezza e la necessità di rifugiarsi”.  Ma fa anche un bilancio dei danni subiti direttamente dalla WIZO: “Alcune delle nostre Sezioni – a Ramat Gan e Rehovot – e i negozi dell’usato di Rehovot e Bat Yam, hanno subito danni. Stiamo già lavorando per ripristinarli e riportarli alla piena operatività. Il nostro obiettivo: essere pronti per il giorno dopo la guerra”. 

Infine citiamo il lungo intervento di Rolene Marks, Chairperson della WIZO’s Hasbara Division, che ha fotografato perfettamente il sentimento che accompagna questa guerra: “La nostra intenzione è chiarissima: la nostra guerra non è contro il popolo iraniano. È contro il programma nucleare. Contro il regime. Contro le sue strutture militari. E c’è il popolo iraniano che da decenni vive sotto un regime oppressivo come le donne torturate e uccise per non aver indossato correttamente l’hijab. In questo mese del Pride ricordiamo che membri della comunità LGBTQ+ sono stati giustiziati — alcuni anche di soli 13 anni. Chiunque osi opporsi al regime viene arrestato, torturato e, troppo spesso, ucciso. Ecco perché la lotta di Israele è la lotta dell’intera civiltà. Non è soltanto la nostra battaglia — anche se siamo noi a combatterla. È la battaglia di tutti”.



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