Dal Desk della Presidente
Il testo che trovate in questa pagina è stato scritto lunedì 6 novembre, dopo che tutto il mondo ebraico ha raccolto l’invito del presidente Herzog ad accendere una candela per commemorare le vittime del 7 ottobre. Vogliamo pubblicarlo oggi, raccogliendo in esso anche l’emozione della cerimonia che si è svolta ieri nella Sinagoga di Milano di via Guastalla, dove anche la Presidente Susanna Sciaky ha avuto modo di incontrare due ragazzi sopravvissuti alla strage del Nova Music Festival.
È domenica sera, 5 novembre, ho appena acceso la mia candela per ricordare che per noi è passato un mese dal massacro del 7 novembre. In questo momento, pensando alle tantissime di candele che, insieme alla mia, si stanno accendendo nelle case degli ebrei di tutto il mondo, ho sentito addosso il peso di questi 30 giorni: un mese di notizie, telegiornali, dibattiti. Sento il peso di tutta la stanchezza che provo nei confronti delle opinioni e degli opinionisti, delle discussioni dei politici e della gente comune, dell’angosciante conteggio delle vittime, del puntare il dito e dell’accapigliarsi.
Ho fatto silenzio attorno a me.
E mentre la candela illumina il buio, penso che è veramente difficile comprendere a fondo quello che per il Popolo Ebraico significa la data del 7 ottobre. Sarà che molti miei cari hanno i loro figli o sono essi stessi sotto le armi, sarà l’angoscia delle telefonate quotidiane e degli aggiornamenti che mi raggiungono in continuazione, ma quando mi chiedono se ho famiglia in Israele mi viene da rispondere si, tutti. Proprio come una delle frasi che circola in questi giorni sul web lo dico esplicitamente si, tutti sono la mia famiglia. Quale altro popolo può dire lo stesso?
Anche per questo abbiamo davvero bisogno di silenzio. Per mettere una distanza da un mondo che sembra non capire e non aspetti altro che trovare l’ennesima scusa per un nuovo pogrom o un nuovo rastrellamento. Segno che forse non abbiamo lavorato così bene per farci conoscere e riconoscere quali noi siamo, al di là del pregiudizio e degli atteggiamenti di comodo nei nostri confronti. Quindi silenzio, anche per sentire più distintamente la voce dei nostri fratelli rapiti, bambini, donne, anziani chiusi nel buio da un mese. E speriamo solo chiusi. È l’unica cosa che sento di volere questa sera, come tutte le altre sere: che tornino. E che tornino accompagnati dalle nostre figlie e figli in divisa che li avranno liberati.
Forse apparentemente può sembrare solo un particolare di questa vicenda, che trascura contorni molto importanti, ma avverto lo stesso senso di vuoto e la stessa speranza in tutti coloro che mi circondano e che condividono gli stessi pensieri di fronte alle loro candele. Stiamo tentando di elaborare un lutto e, nella nostra tradizione, il lutto ci vuole fermi, seduti, in attesa che gli altri si prendano cura di noi, per affrontare il dolore e farlo uscire lentamente da noi. Il tempo deve passare.
E il tempo passa, ma troppo in fretta, la fiamma vacilla, tra poco sarà lunedì, sarà ora di rimettersi al lavoro. Altro che silenzio: bisogna occupare la mente e le mani, usare la voce appropriata e soprattutto tenere ben aperti occhi e orecchie. Per garantire la serenità e la sicurezza di tutti abbiamo dovuto cancellare il nostro Forum a cui abbiamo lavorato incessantemente per mesi. Anche questo mi pesa, non mi piace lasciare le cose a metà. L’auspicio è di essere capaci di riproporlo con lo stesso senso di fierezza con cui stavamo per aprire i lavori a Palazzo Marino: positive, propositive e a testa alta. Ma anche con questo strappo sul calendario l’ADEI WIZO non si è fermata. Il nostro compito è più che mai necessario nel supportare l’enorme impegno della WIZO. Israele è duramente provata: bisogna portare avanti la raccolta fondi destinata alle necessità più impellenti, prima che le condizioni diventino critiche e non solo, bisogna lavorare su un’opinione pubblica priva di memoria. Lanciamo due campagne questa settimana: la prima per supportare una popolazione estremamente segnata dai continui allarmi per il lancio di razzi da nord e da sud e la seconda che ci ricorda la brutale violenza che le donne hanno subito durante gli attacchi terroristici, stuprate davanti alle loro famiglie, uccise, rapite e dei bambini strappati dalle famiglie dopo aver vissuto momenti indescrivibili. Anche questo è WIZO: raccogliere quel grido di dolore, difendere e sostenere donne, bambini e non solo. Lo stiamo facendo al meglio, come facciamo da oltre 100 anni. Ma intanto, mentre la fiamma arde, ancora silenzio per ascoltare in profondità il messaggio che ha mandato il Presidente Herzog, pregandoci di accendere una candela: the light will overcome, la luce vincerà. Speriamo che presto possa vederla anche chi trema nel buio.
Susanna Sciaky, Presidente Nazionale ADEI WIZO
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