Dal Desk della Presidente
Ma quante ricorrenze avete voi ebrei?
È una domanda che mi hanno fatto spesso quando arrivano questi mesi primaverili. Calendario alla mano in effetti una dopo l’altra si succedono la festività di Pesach, che dura 7 giorni in Israele e 8 nella diaspora e, appena una settimana dopo, Yom HaShoah seguita da Yom HaZikaron e il giorno dopo da Yom HaAtzmaut.
Certo, tutti questi giorni in realtà sono distribuiti tra il mese di Nissan e l’inizio di Iyar, ma per chi non conosce i mesi del calendario ebraico, questo aprile 2023 sembra trascorso solo tra preghiere, ricordi e cene.
Che, in effetti, è vero, ma è perché in diverse migliaia di anni di storia abbiamo tante cose da ricordare e la convivialità è spesso un momento speciale per trovarsi insieme tramandando le nostre tradizioni. Rivedendo questa successione di date, però, colpisce l’alternanza di emozioni a cui sono legate. Ricordiamo che siamo stati schiavi in Egitto, che abbiamo dovuto intraprendere un difficile cammino per la nostra liberazione, durato 40 anni per arrivare in Eretz Israel. Poi commemoriamo la più grande tragedia della nostra storia, che ci ha quasi annientati mentre eravamo dispersi per il mondo. Ogni anno a Yom HaZikaron piangiamo i caduti che coraggiosamente hanno pagato un grosso debito di sangue per affinché il popolo ebraico potesse vivere liberamente in pace nella propria Terra. E, infine, arriva Yom HaAzmaut, con la gioia di avere edificato, settantacinque anni fa, quella casa a lungo sognata. Uno Stato moderno, democratico, fatto di tante visioni diverse, eppure con un’identità così forte da comprenderle tutte.
Così, quando mi chiedono come abbia fatto un tale immaginario condiviso a resistere attraverso questa altalena di tragedie, speranze e miracoli, allora indico la spilla della WIZO che porto. Siamo donne, siamo abituate a consolare i nostri figli, a rimboccarci le maniche sul posto di lavoro e a preparare ogni venerdì una challà da condividere con la nostra famiglia. Siamo scese in campo “ufficialmente” 100 anni fa, poco dopo la visione del Sionismo moderno di Herzl, dicendo: “Eccoci, ci siamo anche noi. Non provate a metterci da parte!” Uno Stato di Israele non poteva certo prescindere da noi che c’eravamo da molto prima vegliando su Mosè affidato alle acque, portando avanti le nostre tradizioni anche sotto Nabucodonosor in Babilonia, cadendo vittime della follia di Auschwitz o fucilate da eroine come Hanna Senesh, recentemente ricordata dalla Presidente Esther Mor. E dopo questa tempesta, abbiamo indossato la divisa dell’IDF e persino quella del Primo Ministro.
In questo ottovolante della storia non abbiamo mai smesso di ricordare in un modo del tutto speciale. Noi ricordiamo i nostri figli dispersi accudendo altri figli dispersi, difendiamo i nostri bambini minacciati dai nemici, proteggendoli dalle armi di oggi, tuteliamo le donne maltrattate, stuprate e offese facendo in modo che nessuno possa più fare loro del male. Questa è l’eredità che portiamo avanti nella WIZO.
Chissà che un giorno questo modo di celebrare il passato non possa diventare un metodo universale. Sarà un bel mondo se al nostro compito di non dimenticare mai il male subito in passato, riusciremo anche ad affiancare il ricordo del bene che possiamo fare ogni giorno.
Susanna Sciaky, Presidente Nazionale ADEI WIZO