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Donne e politica: sono davvero pari le opportunità?

Aggiornamento: 26 ott 2022

Dal Desk della Presidente


Emmanuel Macron ha scelto una donna per guidare il suo esecutivo di governo: Élisabeth Borne, figlia di un ebreo di origine russa, che ha partecipato alla Resistenza ed è sopravvissuto alla deportazione. Per la Francia è la seconda volta che una donna occupa la poltrona di Primo Ministro. Un traguardo da cui l’Italia sembra ancora lontana nonostante negli anni si siano avvicendate nella politica figure straordinarie, spesso divenute Ministri e Presidenti delle Camere, capaci di dimostrare una notevole preparazione sui temi del Paese. Anche in questa legislatura ve ne sono molte.

Personalmente non auspico che una donna venga chiamata ad alti incarichi solo grazie alle quote rosa, ma come Presidente dell’ADEI WIZO, un’associazione nata proprio perché le donne potessero partecipare pubblicamente e attivamente alla costruzione dello Stato di Israele, non posso fare a meno di chiedermi quale sia l’origine di questo gap italiano. Nella classifica mondiale dei governi “al femminile” l’Italia occupa il 37mo posto con il 33% dei Ministri, non è un dato negativo, considerando che Stati Uniti, Gran Bretagna e la stessa Israele sono ben più in basso.

La differenza marcata con gli altri Paesi europei è che dal 1947 a oggi appena una manciata di nomi sono stati presi in considerazione per la carica più alta dello Stato e ancora meno come Presidente del Consiglio, se si esclude i mandati esplorativi a Nilde Iotti (1987) e a Maria Elisabetta Alberti Casellati (2018). Niente Margareth Thatcher, Golda Meir, Angela Merkel per il nostro Paese.


Il “soffitto di cristallo”, quindi, sembra essere prima di tutto insito nella storia d’Italia, ma la storia si può cambiare, imparando soprattutto da chi ci indica la strada.


Susanna Sciaky, Presidente Nazionale ADEI WIZO







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